Lago di Lugano (Ceresio)


INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E IDROLOGICO

Il Lago di Lugano giace in una valle scavata dall'erosione fluviale durante il Terziario (Messiniano) e che ha ricevuto in seguito la sua impronta definitiva attraverso l'importante attività dei ghiacciai nel corso della glaciazione Alpina del pleistocene.

La morfologia risultante è assai complessa, con una suddivisione in due bacini lacustri principali; il bacino nord, che si estende da Porlezza al fronte Melide-Bissone, ed il bacino sud che da Capolago si estende fino ad Agno. In origine i due bacini erano già parzialmente separati da un fronte morenico sul quale poggia l'attuale ponte diga di Melide che congiunge le due sponde del lago consentendo il passaggio delle vie di comunicazione. Questo manufatto ha reso completa la separazione dei due bacini che comunicano ora unicamente attraverso il breve canale navigabile.

Un terzo bacino di dimensioni molto minori, quello di Ponte Tresa, è collegato al bacino sud dallo stretto di Lavena. Da esso prende origine l'emissario del Ceresio. I due bacini principali si differenziano nettamente per le loro particolari caratteristiche morfologiche ed idrologiche (Tab. 1).

Tab. 1 - Caratteristiche morfologiche ed idrologiche del Lago di Lugano (da Barbieri, 1992)



Il bacino nord è contraddistinto da profondità elevate (288 m) e da un volume (4,69 km³) elevato in rapporto all'area del suo bacino imbrifero (269,7 km²); ciò sfavorisce i processi di ricambio delle acque, rallentati ulteriormente dal fenomeno di meromissi instauratosi in seguito all'avvenuto aumento del grado di trofia del corpo lacustre (Barbieri and Polli, 1992; Barbieri and Mosello, 1992).

Il bacino sud è meno profondo (95 m), presenta comportamento olomittico ed anche il rapporto tra il volume (1,14 km³) e l'area del bacino imbrifero (587,5 km²) risulta più favorevole ad un rinnovamento rapido delle sue acque.

La superficie totale dello specchio lacustre corrisponde a 48,9 km² (27,5 km² bacino nord; 20,3 km² bacino sud; 1,1 km² bacino di Ponte Tresa) di cui 63 % su territorio elvetico e 37 % su territorio italiano. La superficie totale del bacino drenante (614,5 km² compreso il bacino di Ponte Tresa) è situata in ragione del 57 % su suolo svizzero e del 43 % su quello italiano. I principali tributari del lago sono il Cassarate (CH), il Cuccio, il Livone, il Rezzo ed il Solda (I) per il bacino nord; il Vedeggio, il Vecchio Vedeggio, il Magliasina, lo Scairolo, il Laveggio, il Mara (CH) ed il Bolletta (I) per il bacino sud che riceve inoltre le acque del bacino nord. Le caratteristiche prealpine del territorio conferiscono carattere torrentizio alla maggior parte di questi tributari che sono però tutti di dimensioni relativamente modeste. Gli apporti complessivi medi annuali di acqua sono di 0,38 km³ a-1 per il bacino nord e di 0,77 km³ a-1 per il bacino sud di cui 0,38 km³ a-1 provenienti dal bacino nord e i rimanenti 0,39 km³ a-1 dai tributari (Barbieri and Polli, 1992).

SITUAZIONE LIMNOLOGICA

Il Lago di Lugano ha subito nella seconda metà del secolo un accentuato processo di eutrofizzazione che ne ha modificato sostanzialmente gli aspetti chimici e biologici. L'evoluzione trofica si differenzia nei due bacini principali in seguito ai diversi carichi antropici gravanti su di essi e alle diverse caratteristiche geomorfologiche e limnologiche (Barbieri and Mosello, 1992; Polli and Simona, 1992). Le concentrazioni di fosforo sono aumentate in ambedue i bacini tra il 1960 e la metà degli anni 70 fino a giungere ben oltre i 100 mg P m-3.

Nel bacino nord, a partire dal 1976, l'incremento delle concentrazioni è cessato per lo strato lacustre tra 0 e 100 m di profondità, mentre l'accumulo di nutrienti è continuato negli strati inferiori in seguito all'instaurarsi di un fenomeno di meromissi che ne impedisce la circolazione. Nel corso dell'ultimo decennio, gli strati più superficiali hanno dimostrato un netto calo delle concentrazioni che si che si sono mosse negli ultimi anni tra 30 e 70 mg P m-³; a ciò non ha fatto invece riscontro una riduzione tangibile sull'intero volume d'acqua fino al 2004. Nell’inverno 2004-2005 si è però verificato un fenomeno di circolazione particolarmente intenso che ha coinvolto anche gli strati più profondi, apportando ingenti quantitativi di ossigeno nel corpo idrico il cui grado complessivo di ossigenazione era fortemente deficitario e creando i presupposti per una tangibile riduzione dei contenuto totale di fosforo. Ciò ha però anche comportato un aumento a valori vicini a 100 mg P m-³ delle concentrazioni di fosforo alla circolazione negli strati più superficiali.

Nel bacino sud l'inversione di tendenza si è verificata all'inizio degli anni 1980 e ha portato a concentrazioni di fosforo di circa 40 mg P m-³.

A tutt’oggi, nonostante miglioramenti mostrati, la situazione del Lago di Lugano può essere considerata ancora di elevata eutrofia. Tuttavia si può affermare che le condizioni limnologiche complessive si siano avviate, a partire dai primi anni ’90, verso un nuovo stato più accettabile dal punto di vista ecologico e della fruibilità delle sue acque rispetto agli anni ’70-’80, quando era stato raggiunto il massimo livello di eutrofizzazione (DT-SPAAS 2004 e 2005). Per ulteriori approfondimenti si consiglia: www.cipais.org/laghi/ceresio_stato.html

POPOLAMENTO ITTICO

Nel corso dell'ultimo secolo, il popolamento ittico del Lago di Lugano ha subito importanti mutamenti direttamente o indirettamente legati alle attività antropiche. Questa evoluzione è abbastanza ben documentata almeno a livello qualitativo ed in parte semiquantitativo nella bibliografia (Pavesi, 1873; Ghidini, 1910; Steinmann, 1936; Pedroli et al., 1991; Zaug et al., 2003) ed è riassunta nella Tab. 2.

Le prime importanti modifiche del quadro faunistico vengono rilevate alla fine del diciannovesimo secolo, con lo sviluppo delle tecniche della riproduzione artificiale e della piscicoltura che hanno favorito la diffusione di specie interessanti per la pesca (o quantomeno ritenute tali) ben al di là delle loro aree naturali di diffusione. Così, in questo periodo, vengono introdotte specie provenienti dai laghi del Nord delle Alpi (coregoni e salmerino), nonché dal continente nordamericano (trota iridea e persico sole). Seguono poi, a distanza di un paio di decenni le specie persico trota, pure proveniente dal Nordamerica, e il lucioperca, originario dell’area danubiana e dei paesi dell’Est europeo.

Tab. 2 - Specie ittiche del Lago di Lugano (da Müller and Meng 1992, modificata).



Queste introduzioni sono state effettuate in modo consapevole e pianificato, dopo attente valutazioni. Esse hanno avuto, eccezion fatta per il persico sole, esiti positivi per quanto riguarda la pesca e non hanno generato competizioni interspecifiche tali da compromettere le popolazioni autoctone. Altre specie alloctone si sono poi aggiunte al popolamento ittico del Ceresio verso la fine del secolo scorso. A differenza di quelle antecedentemente menzionate, esse sono state introdotte accidentalmente, attraverso le pratiche di ripopolamento (carassi e pesce gatto, probabilmente importati inconsapevolmente assieme al novellame di carpa e tinca dalla vicina Italia) o, come nel caso del gardon, attraverso l’utilizzo di pesci vivi da esca importati dall’estero (nel caso specifico dall’area Nordalpina). Queste introduzioni accidentali comportano notevoli rischi, come dimostra l’espansione esplosiva della popolazione di gardon nel Lago di Lugano che ha sconvolto gli equilibri del popolamento ittico, contribuendo probabilmente alla scomparsa dell’alborella (Polli, 2001) e mettendo in pericolo la sopravvivenza di altre specie di ciprinidi con i quali, oltre che entrare in competizione, è pure in grado di ibridarsi.

Così il quadro faunistico del popolamento ittico del Ceresio che in occasione dei primi rilevamenti scientifici era composto da 22 specie, fra le quali unicamente la carpa (acclimatata nelle nostre acque in epoca romana) è da considerare alloctona, si è notevolmente ampliato e attualmente presenta ben 34 specie, di cui ben 11(32%) sono di origine alloctonaPer ulteriori approfondimenti si rimanda ai volumi della Commissione italo-svizzera per la pesca riportati in questo sito sotto “Pubblicazioni e Rapporti”.

Dr. Bruno Polli, collaboratore scientifico presso l’Ufficio della caccia e della pesca del Cantone Ticino e presidente della Sottocommissione tecnica.

3.9. BIBLIOGRAFIA


- Barbieri, A. 1992. Caratteristiche morfometriche e idrologiche del Lago di Lugano. In: Ricerche sull'evoluzione del Lago di Lugano; aspetti limnologici. Campagna 1991. Ed. Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere: 7-11

-Barbieri, A. and R. Mosello. 1992. Chemistry and trophic evolution of Lake Lugano in relation to nutrient budget. Aquatic Sciences, 54: 219-237.

-Barbieri, A. and B. Polli. 1992. Description of Lake Lugano. Aquatic Sciences, 54: 181-183.

-DT-SPAAS, Cantone Ticino. 2004. Ricerche sull'evoluzione del Lago di Lugano; aspetti limnologici. Campagna 2003. Ed: Commissione interna-zionale per la protezione delle acque italo-svizzere.

-DT-SPAAS, Cantone Ticino. 2005. Stato limnologico del Lago di Lugano. Bollettino dei laghi Maggiore e Lugano. Ed. Commissione internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere.

-Ghidini, A. 1910. L'ittiofauna del Cantone Ticino nel 1910. Boll. Soc. Tic. Sci. Nat., 6: 65-74.

-Müller, R. and H.J. Meng. 1992. Past and present state of the ichthyofauna of Lake Lugano. Aquatic Sciences, 54: 338-350.

-Pavesi, P. 1873. I pesci e la pesca nel Canton Ticino. Memorie del dr. Pietro Pavesi. Lugano 1871-1873. Ed. Veladini: 150 pp

-Pedroli, J.C., B. Zaugg und A. Kirchhofer. 1991. Verbreitungsatlas der Fische und Rundmäuler der Schweiz. Centre Suisse de Cartographie de la Faune, Neuchâtel.

-Polli, B. and M. Simona. 1992. Qualitative and quantitative aspects of the evolution of the planktonic populations in Lake Lugano. Aquatic Sciences, 54: 303-320.

-Polli, B. 2001. Presentazione del rapporto sullo studio della biologia del "gardon" (Rutilus rutilus) nel Lago di Lugano. Acquicoltura ticinese. No. 4. 3 pp.

-Steinmann, P. 1936. Die Fische der Schweiz. Sauerländer & Co., Argau. Ufficio Federale dell'Ambiente, delle Foreste e del Paesaggio. 1991: Fangerträge der schweizerischen Berufs- und Sportfischerei in den Jahren 1989-1990.

-Zaug, B., Stucki, P., Pedroli, J-C., Kirchhofer, A. 2003. Fauna Helvetica 7. Pisches. Atlas. Centre Suisse de Cartographie de la Faune, Neuchâtel. 233 pp.